Ghesce Yesce Tobden nacque nel 1926 in Tibet a Ngadra, presso Lhasa. All’età di dodici anni entrò nell’Università monastica di Sera e vi studiò fino al 1959. Con l’invasione cinese del Tibet, fu arrestato ed imprigionato. Nel 1961 riuscì ad evadere e, dopo molte peripezie e difficoltà, raggiunse l’India, dove terminò il ciclo completo di studi nel monastero di Sera Me, lì ricostruito, e conseguendovi, a 37 anni, il prestigioso titolo di Ghesce Lharampa.
Insegnò presso lo stesso monastero per diversi anni e successivamente all’Università di Varanasi, come docente di filosofia buddhista.
A quarantaquattro anni col benestare di Sua Santità, si ritirò per molti anni in montagna realizzando così il suo desiderio più profondo: dedicarsi alla meditazione.
Grazie a Lama Thubten Yesce, alcuni studenti italiani, Piero Cerri, Claudio Cipullo, Luca Corona, ebbero modo di conoscere il grande Maestro e Meditatore.
Nel 1979, Ghesce Yesce Tobden, pur indebolito dallo stato di salute precaria, accettò l’indicazione di Sua Santità il Dalai Lama, di dare insegnamenti in occidente. Dal 1979 al 1980 fu il primo Lama residente dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia.
Proprio durante la sua permanenza all’Istituto, alla fine del 1979 fu invitato da Valentino Giacomin a Treviso In una sala pubblica, tenne due giorni di Conferenze sulla filosofia Buddhista. Per la maggior parte dei partecipanti fu il primissimo contatto con il Dharma e subito un piccolo gruppo di studenti sentì la necessità di ritrovarsi, approfondire, praticare, condividere gli insegnamenti ricevuti e di organizzarsi in associazione: primi passi del costituendo “Centro Lama Tzong Khapa di Treviso” nato sotto la guida Spirituale di Lama Zopa Rimpoce e di Lama Thubten Yesce, che ne scelse il nome
Ritornato al suo piccolo luogo di ritiro sulle montagne prehimalayane, Ghesce Yesce Tobden ogni due anni dal 1981 al 1997 mantenne e rinnovò la promessa di venire ad insegnare per brevi periodi in Italia, accompagnato con attenzione e cura dal suo attendente il Ven. Lobsang Dhonden. Fu invitato anche in Canada, Svizzera e Francia:e in molti centri FMPT d’America. Lasciava il suo piccolo eremo solo col benestare e su indicazione di Sua Santità e spinto dall’amorevole gentilezza verso i discepoli, nonostante il suo più grande desiderio fosse di meditare fino alla morte
Nel 1983 Ghesce Yesce Tobten, accolse l’invito degli studenti di Treviso e fu Lama Residente del neonato Centro. Ogni giorno, durante tutti i mesi estivi, diede insegnamenti e il Commentario completo al testo di Shantideva il “Bodhisattvacharyavatara” Gli insegnamenti ora sono raccolti nel testo edito da Chiara Luce, curato da Fiorella Rizzi, arrivato alla sua quarta edizione italiana e tradotto in inglese e tedesco. Ritornò al Centro lama Tzong Khapa in occasione di ogni suo viaggio in Italia. E qui molti studenti ebbero modo di conoscerlo ed esserne profondamente ispirati.
Nei primi anni del 90 fu maestro ispiratore e fondatore del Centro Cian Ciub Cio Ling, offerto da Plinio ed Ornella Benedetti a S. S. il Dalai Lama, di cui l’attuale Guida Spirituale è il Ven. Ciusang Rimpoce, nato in Tibet il 15 novembre 1976, reincarnazione del maestro Radice di Ghesce Yesce Tobden
Il 31 luglio 1999, alla vigilia della sua partenza per l’Italia trasmise, invece, a Dharamshala, il suo ultimo insegnamento, quello sull’impermanenza, mostrando la morte del proprio corpo.
Quattro sono gli Stupa dedicati al venerabile Maestro situati in quattro luoghi speciali: sulle montagne sopra Dharamsala dove il suo santo corpo è stato cremato, al monastero di Sera Me , dove ha allenato la sua mente e concluso i suoi studi, in Italia, all’Istituto lama Tzong Khapa di Pomaia e al Centro Cian ciub Cio Ling di Polava.
Sopra Dharamsala si trova anche il piccolo eremo che è stato la sua dimora abituale fino alla sua morte, ora luogo consacrato a pratiche devozionali e meditative
I suoi insegnamenti accompagnano ancora e sempre i suoi studenti, e tutte le persone che hanno la fortuna o la possibilità di incontrarlo in particolare, nei suoi libri, curati, per lo più, da una sua devota discepola , Fiorella Rizzi
Coloro che hanno avuto la grande fortuna di conoscerlo personalmente non possono dimenticare la sua profonda saggezza, la chiarezza e incisività delle spiegazioni, la conoscenza profonda dell’animo umano, il suo saper essere semplicemente umile, la genuina, naturale, instancabile generosità: non teneva assolutamente nulla per sé e non si negava mai, la serenità, a volte giocosa e addirittura “birichina”, della sua persona e del suo sguardo, il rigore e la forza morale quasi leonina in un corpo esile e minuto, la rassicurante amorevolezza, che sapeva diventare severità e precisione irremovibile nei consigli e nelle decisioni, la profondità e potenza della sua voce fievole, l’essenzialità ed autorevolezza delle sue parole assolutamente misurate ma precise ed incisive tali da colpire cuore e mente, l’ispirazione che donava la sola sua presenza
E non possono dimenticare, specialmente, ciò che provavano e respiravano standogli vicino: grande serenità e quiete, profondo senso di pace, sicurezza di essere amorevolmente accolti e guidati, sempre, anche se non fisicamente presente, desiderio di superare le proprio limitazioni. Era ed è “il sollievo profondo di essere finalmente arrivati e al sicuro su un sentiero condotti per mano e protetti dal Maestro che ci ha cercati e trovati”!
La reincarnazione del grande Maestro è stata riconosciuta in un giovane monaco del Monastero Namghiel.